Qualche giorno fa, in seguito ad un servizio andato in onda su Striscia la Notizia che portava allo scoperto certi ingenui errori di valutazione ad opera del team del noto sondaggista Piepoli alla base della scelta di alcuni imprenditori di fidarsi del partito Intesa Popolare, ci chiedevamo come fosse possibile che un esperto del suo calibro potesse avere preso un granchio di tale portata.
Cerca e ricerca, indaga e ri-indaga, e scopriamo che il granchio non l’ha mica preso soltanto Piepoli. L’ISPO, l’Istituto di Sondaggi di Renato Mannheimer, in data 10 gennaio proiettava il partito Intesa Popolare, le cui misere sorti sono ormai tristemente note a tutti, al 4%. “I dati presentati oggi dal professor Mannheimer confermano che il 4% degli italiani scelgono di votare Intesa Popolare perché ne condividono i principi e, soprattutto, le proposte programmatiche incentrate sulle politiche di solidarietà, sull’abbattimento dei costi della politica, sullo sviluppo economico del Paese e sulla difesa dei diritti dei più deboli”, affermava Giampiero Catone, segretario nazionale di Intesa Popolare, al termine della conferenza stampa tenutasi alla Camera.
Quindi, non uno, ma ben due famosi sondaggisti hanno scambiato fischi per fiaschi? O sono stati entrambi e simultaneamente contagiati dal virus dell’errore o qui c’è qualcosa che non torna. Fatalità, oggi scopriamo anche che la Guardia di Finanza ha perquisito, su disposizione della Procura di Milano, l’Istituto di Sondaggi di Renato Mannheimer, e che lo stesso Mannehimer, presidente dell’Ispo, insieme ad altre persone, è indagato dalla procura di Milano per dichiarazione fraudolenta mediante uso di fatture o altri documenti per operazioni inesistenti.
Vi avevamo già detto che avevamo il sospetto che questi sondaggi politici puzzassero di losco. La domanda da porsi adesso è: perché? Noi continuiamo ad andare a fondo.
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